Il potere dell’immaginazione è in grado di creare mondi
l’arte di realizzare nuove prospettive
Siamo abituati nella nostra società a considerare l’immaginazione come qualcosa di non necessario, quasi da nascondere. Spesso in relazione a ciò che è illusorio e fantasioso. Capita spesso infatti che da piccole, le persone con fervente immaginazione, vengano castrate; mentre questo strumento è in grado di generare possibilità, ed esattamente come il nostro sguardo crea prospettive, la nostra immaginazione le amplifica.
Basti pensare a come C. G. Jung sia riuscito attraverso l’immaginazione attiva a entrare in contatto più profondo con la psiche umana. Questa pratica, molto simile alle esperienze sciamaniche delle popolazioni native, gli ha consentito l’esplorazione dell’inconscio collettivo, e donato la possibilità di realizzare tutto il suo progetto di vita in modo incredibilmente creativo.
Possiamo ricordare il suo rifugio presso Bollingen sul lago di Zurigo, un luogo dove la creatività dello psicanalista-sciamano svizzero si è espressa in ogni singolo mattone e pietra del posto. Una casa che a tutti gli effetti profuma di individuazione. Non c’è che dire quindi che da questa prospettiva il potere immaginativo è in grado di realizzare qualunque cosa. Nulla esiste se prima non è stato immaginato.
Henri Corbin, filosofo e islamista francese, suggerisce il termine mundus immaninalis secondo i richiami della mistica islamica, per definire dei reami impregnati di forza archetipica oltre il tempo e l’eternità, dove l’immaginazione umana incontra intelligenze di realtà elevate, e visita spazi di cura, apprendimento e iniziazione. L’immaginazione è quindi il filtro con cui entriamo in relazione con il mondo degli spiriti e l’immaginale la porta di accesso.
La metamorfosi del bruco in farfalla non potrebbe accadere se prima non venisse immaginata. Si parla delle cellule del bruco all’interno del bozzolo, come capaci di processi alchemici che producono nuove cellule, chiamate dalla scienza cellule immaginali. Si tratta di materiale cellulare molto diverso da ciò che fino a quel momento aveva prodotto il bruco, a tal punto che i globuli bianchi le identificano come nemiche, cercando di distruggerle ed attaccarle.
Nonostante sembri che il compito dei globuli bianchi sia quello di difendere la vecchia identità, resistendo con forza e opposizione; alcuni gruppi di cellule sfuggono a questo attacco immunitario e generano una comunità simbiotica che entra in risonanza, formando una rete che si sintonizza sulla stessa frequenza. In questa unione il sistema immunitario perde di forza e il potere immaginale delle cellule ha la meglio.
Proviamo a pensare se le cellule del nostro corpo si comportassero allo stesso modo ogni volta che compiamo una metamorfosi e mutiamo forma. Forse potrebbe aiutarci a ricordare meglio che il nostro corpo vive e si relaziona in modo profondo con il potere dell’immaginazione. Senz’altro questo potere può aiutarci a compiere dei veri e propri mutamenti esistenziali, e la nostra attitudine alla vita può cambiare la relazione con il corpo e la forma fisica.
Concludo citando un frammento del 2017 di C. Michael Smith, autore di Jung e lo sciamanesimo:
“È opera di un visionario, poeta, sciamano o bardo, tessere insieme immagini, metafore, storie di questo cosmo multistratificato e infinitamente complesso in cui viviamo, che è tuttavia unificato. Tali visioni danno agli individui e alle comunità le ali per volare oltre i campi che conosciamo, per esplorare ed espandere la nostra coscienza.
Tali storie possono supportarci come viaggiatori in regni considerati improbabili; e se realizzate abbastanza bene, possono fornirci indicazioni e strumenti per la navigazione.
L’importante è non andare fuori rotta senza speranza, ma navigare con abilità come il buon capitano di un’Astronave. Questo aiuta a stare vicino al proprio cuore.
Don Juan Matus ha consigliato a don Carlos che “vale la pena vivere solo un cammino che abbia un cuore”. Aggiungerei a questa affermazione che solo un percorso con il cuore in sé può far emergere ed esprimere la propria Essenza individuale e altamente unica, l’Archetipo del Sé, che è proprio destino vivere ed esprimere in ogni dimensione, e in ogni tempo e spazio.
Mantenere quindi il collegamento con l’archetipo del Sé, ciò che Jung chiamava “la propria planimetria” e mantenere le linee di connessione pulite e chiare. Se si è abbastanza fortunati da invecchiare, è possibile morire di una buona morte, sapendo di aver veramente vissuto, essersi avventurati, e di aver lasciato alcune cose buone a beneficio degli altri.”
E così ci rimettiamo in cammino,
e vi auguro buon viaggio con la vostra Astronave
Alberto Fragasso
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