E se il cielo fosse un meraviglioso storyteller? Le costellazioni di ogni tempo sono immagini che il cielo ci ha donato per raccontare storie di cura e ispirazione. I miti e le leggende di tutto il mondo che popolano i cieli sono un dialogo tra la notte e l’uomo. Purtroppo, l’essere umano contemporaneo ha il volto più spesso chinato sullo smartphone e vive meno con gli occhi all’insù, a guardare il cielo. Questo per vari motivi.

Uno di questi è l’inquinamento luminoso, che non ci permette di vedere appieno la trapunta stellare che ricopre le nostre teste e le avvolge come un manto regale. Ma fin dai tempi più antichi, l’uomo è sempre stato affascinato dalle numerose forme che poteva osservare soltanto puntando lo sguardo verso l’alto, la notte, quando tutto si faceva buio. È molto più semplice ora conoscere questi miti, perché abbiamo fior di libri che possono raccontarceli.

In passato, era più difficile: bisognava impararli. Se consideriamo il cielo come un meraviglioso storyteller, possiamo scoprire che ha miriadi di storie da raccontarci. Alcuni sono già stati narrati in epoche remote e ci hanno raggiunto.

Altre, invece, potrebbero venire da una profonda ispirazione e sorgere semplicemente lasciando decantare la nostra immaginazione e osservando le stelle, unendo i punti brillanti, e permettendo al nostro artista, poeta, bardo interiore di raccontare nuove storie.

Secondo Roberto Calasso, famoso saggista e narratore, nel suo libro Le Nozze di Cadmo e Armonia, i miti e le storie tessute dal cielo non aspettano altro che essere viste nuovamente:

Nei miti greci molto era implicito che per noi è perduto. Quando guardiamo il cielo notturno, la prima impressione è di stupore dinanzi a un ammasso stocastico, disperso su un fondo oscuro. Platone conosceva ancora «i fregi nel cielo». E riteneva che quei fregi fossero le immagini «più belle e più precise» nell’ordine del visibile. A noi sembra invece precluso percepire un ordine, e tanto più un movimento dentro quell’ordine, là dove ci viene incontro una fusciacca bianca sfrangiata, la Via Lattea, cinta di una gigantesca. […] Eppure. Eppure in quella stoffa tagliata, in quelle storie monche degli dèi possiamo ancora avvolgerci. E dentro il mondo, come dentro la nostra mente, quella stoffa continua a tessersi.

Da secoli si parla dei miti greci come se fossero qualcosa da ritrovare, da risvegliare. In verità sono quelle favole che aspettano ancora di risvegliarci ed essere viste, come un albero davanti all’occhio che si riapre.

L’arte del sognatore ci permette di vederle ancora queste storie e di abbracciarle. Il mondo ha bisogno di storie: storie che sono di cura e di ispirazione, e storie che aiutano a cambiare prospettiva, poiché la prospettiva crea – e questo ce lo dice la fisica quantistica di frontiera, in accordo con le spiritualità e le forme di filosofia ancestrale. Possiamo sognare un nuovo mondo raccontando quindi storie di cura e di guarigione.

Se volete saperne di più riguardo all’arte di raccontare e di lasciarsi ispirare da storie che vengono dal tempo del sogno, vi invito a leggere il mio terzo libro, La Bussola dell’Anima, 101 racconti di guarigione e ispirazione.

E così ci rimettiamo in cammino…

Al prossimo viaggio…

Alberto Fragasso