L’arte di far sfociare un fiume di bellezza dall’interno
Noi siamo uno con le forze del cosmo e ogni singolo elemento ci rappresenta e porta alla luce un nostro aspetto. In quest’ottica quindi la forte siccità che stiamo vivendo potrebbe avere molto da raccontarci dal punto di vista metaforico.
Se ricordiamo la visione delle culture native di stampo animista, possiamo renderci conto che l’essere acqua è vivo, vibrante, e possiede una propria coscienza, con cui gli sciamani, in uno stato di trance, sono in grado di dialogare in qualunque momento lo desiderino.
In questo periodo dove l’acqua comincia a scarseggiare, può essere importante domandare al suo spirito di che cosa ha bisogno; qual è il suo contributo ora nei confronti del pianeta; quale insegnamento ha per noi e come possiamo aiutarlo a tornare a lambire i letti dei fiumi.
Queste sono domande che prima di tutto – perché come sappiamo da un punto di vista dell’anima, ciò che è esterno a noi riflette qualcosa che è dentro di noi – è importante porsi in prima persona.
L’acqua rappresenta lo scorrere delle emozioni, ma anche la capacità di fluire nella coscienza della vita. Quanto rimaniamo incagliati in una conversazione? Quanto andiamo contro al flusso, restando appigliati agli scogli della nostra mente? Quanto tratteniamo delle emozioni, le reprimiamo e non le facciamo fluire inaridendo e inasprendo i nostri cuori?
Renderci conto del nostro corpo emotivo è estremamente importante; Eckhart Tolle chiama corpo di dolore l’aspetto di questo corpo le cui emozioni sono ancora legate ad eventi passati o traumatici. Fortunatamente l’essenza del lavoro sciamanico, dell’arte del sognare, ci aiuta a fare un passo oltre questi legamenti e a fluire di nuovo.
Qui sotto un piccolo vademecum per aiutare lo spirito dell’acqua a tornare, partendo da noi stessi:
- Aiutarsi a fluire quando notiamo che le situazioni che viviamo sono sempre le stesse;
- Smettere di dire “no” ad ogni situazione e cominciare a dire “si” alla vita. Rendere il “no” cosciente e non un rifiuto per partito preso. “Si” e “no” sono soltanto aspetti di una scelta che può partire soltanto dal profondo, raggiungibile con il discernimento;
- Il giudizio blocca il fluire naturale delle cose – che cosa giudico? Quali parti di me sto giudicando? Chi ho giudicato? Quali aspetti della mia vita hanno subito il mio giudizio? Domande di questo tipo sono essenziali per far fluire l’anima dell’acqua dentro di noi;
- Realizzare un altare dedicato all’acqua che ci ricordi la sua importanza nella nostra vita, con pitture, piccole statue, immagini votive, devozionali, piccole offerte e ciotole con acqua di fonte;
- Ricordare le profondità dei mari. Anche chi non ama nuotare è stato immerso in quelle profondità oceaniche. Quando viviamo nell’utero materno, nella fase perinatale della nostra esistenza, è come se fossimo immersi in un grande oceano cosmico della matrice, della madre di tutte le cose, universale. Ricordare quegli abissi profondi ci aiuta a riscoprire il nostro oro interiore.
- Riassaporare il gusto dell’acqua con coscienza, rammentando che possiede un’origine. La stessa che è dentro di noi, ovvero la fonte di ogni esistenza all’interno anche del nostro cuore;
- Ringraziare l’acqua e non sprecarla. Quando laviamo i piatti essere grati per l’acqua, respirare profondamente e ringraziarla per la sua presenza nella nostra vita. Quando ci facciamo la doccia lo stesso;
- Trovare un modo per salutare l’acqua. Può essere un modo per onorarla, un saluto “Namasté” all’indiana o “Tu-kuy” come direbbero i Quechua, con il significato di “grazie di essere presente nella mia vita con il tuo immenso splendore”;
- Scrivere una poesia dedicata all’acqua;
- Raccogliere immagini o fotografie del nostro passato legate a questo elemento;
- Scrivere un breve racconto che ci ricordi il potere dell’acqua o momenti tipici dove essa è stata presente. Anche se possono essere immagini sgradevoli, è importante rimembrare il potere e l’essenza dell’acqua per aiutarla a tornare dentro di noi e al di fuori.
- Ricordare la bellezza della pioggia ascoltandone il suono (esistono varie tracce audio di suoni prolungati della pioggia provenienti dalla foresta pluviale o da altri luoghi nel mondo);
- Dedicare dei momenti alla contemplazione dell’acqua, sedersi nei pressi di un ruscello e osservarne i movimenti, immergere i piedi e ascoltare il proprio corpo.
Questi sono solo alcuni esempi di piccoli rituali che si possono praticare tra tanti. Vi auguro che la vostra creatività vi aiuti a far sfociare dal vostro cuore non solo i vostri talenti, ma anche l’immensa fiducia che l’equilibrio possa tornare, e che noi ne siamo gli artefici. Forse l’acqua ci sta insegnando proprio a prenderci la responsabilità della nostra vita? Lo scopriremo soltanto vivendola al meglio delle nostre possibilità.
E così ci rimettiamo in cammino…
al prossimo viaggio…
Alberto Fragasso
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