La domanda è rivolta specificatamente alle persone che seguono un determinato regime. Cioè come mai le persone che vivono uno stile di vita salutare, si ammalano?
Il punto non è seguire delle regole fisse per mantenere la salute, perché la fissità, ciò che ti fissa, è anche qualcosa con cui fortemente ti identifichi e in una prospettiva sciamanica questa già di per sé è una malattia.
Per essere veramente delle persone in salute abbiamo bisogno di sviluppare diverse qualità, vivere più maschere. Le persone si ammalano in tantissimi modi, mangiando troppa carne, mangiando troppo cibo spazzatura, nutrendosi di timori, di paure; alcune malattie sono causate dallo stress, dalla produzione di cortisolo; altre, come il cancro, da forti infiammazioni corporee, e quindi magari anche una dieta malvagia può produrre uno stato di malattia. Altre cause possono essere una esposizione elevata o eccessiva a radiazioni, all’elettromagnetismo; l’inquinamento, o l’ingestione di sostanze tossiche possono far ammalare, possono creare problemi allo stomaco, come le intossicazioni alimentari.
Che cosa intendiamo allora per malattia? Qual è il concetto di malattia a cui ci stiamo appoggiando? Ogni cultura ne ha uno proprio ma se volessimo osservarla dal punto di vista “universale”, la malattia è come un fiore che si dischiude in tantissimi meravigliosi petali: ogni petalo racchiude una storia e racconta qualcosa che la persona affetta da malattia, deve operare per creare un cambiamento nella propria vita; e spesso può essere un cambiamento positivo, se ci si attiene alle regole specifiche e talvolta assertive che la malattia invita a seguire. Solo allora si attiva un processo di guarigione.
La malattia in questo senso può essere un insegnante; può sfoggiare degli insegnamenti. Non sempre però le persone riescono, o desiderano, o molto più semplicemente hanno la necessità di abbracciare questa visione delle cose. Se ti prendi un raffreddore puoi anche scegliere di prendere un moment, o una tachipirina; non è necessario contattare lo spirito del raffreddore per dialogarci. Alcune culture lo fanno, là dove non ci sono le medicine allopatiche, dove la biomedicina non esiste o non ha attecchito con forza; esistono altre visioni della malattia, e altre visioni della guarigione, nonché altre visioni per trattare un problema. Che sia della mente in modo specifico, o nel corpo come una malattia fisica localizzata; anche se sappiamo che non sono mai scisse.
Claudia Rainville ha fatto un lavoro impeccabile per ritracciare gli insegnamenti dietro alle malattie; quindi ha avuto modo di leggerne i petali di ognuna. Gli spiriti di queste malattie hanno permesso la lettura della loro corolla. Quando però uno strumento diventa rigido, può non essere sempre efficace; e se una persona si ammala nonostante abbia tutta una serie di strumenti per salvaguardare la propria salute, non per questo è sbagliata, ha fatto qualcosa di sbagliato, o non si è presa sufficientemente la responsabilità di se stessa.
Talvolta qualcosa ci accade, inciampiamo e non ce ne rendiamo conto; ci ammaliamo nonostante siamo promotori della salute. Questo è parte della vita. Ci sono progetti che la vita ha per noi, che non ci è dato sapere, che vanno al di là delle competenze, e delle conoscenze che possiamo aver acquisito, oltre a delle norme, delle diete che portiamo avanti nella nostra vita (quando si parla di una dieta si può intendere anche da determinate persone, dai social-network, da tutta una serie di sostanze tossiche che hanno più a che vedere col metafisico, che con il fisico e con il cibo. Quindi si può fare anche una dieta da rancore per esempio. Talvolta anche se siamo pieni di competenze e conoscenze non ci rendiamo conto che il rancore potrebbe abitarci e nascostamente farci ammalare.
Ecco sono tante le motivazioni per cui una persona si può ammalare, non ce n’è una specifica. C’è una rete di possibilità che possono generare una malattia e anche una rete di possibilità con cui contemplarla. Il punto è come posso stare accanto a una persona che si è ammalata?
Questa è una domanda che ha ancora più valore rispetto al perché le persone si ammalano; perché ci pone di fronte alla soluzione, rispetto al contemplare la causa e quindi il nostro giudice interiore smette di puntare il dito nei confronti di ciò che è accaduto, verso la fonte dalla quale è scaturita la malattia e ci si orienta verso una prospettiva, un possibile risultato.
Come posso stare accanto a chi è malato? A chi rischia di non esserci più? Intanto sostengo come posso con la luce che c’è dentro di me. E per luce non si se non si intende un faro che deve illuminare il cammino con il proprio ego; basta un piccolo lumicino. È sufficiente una candela, una candela di silenzio, di rispetto, di contemplazione, di calore. C’è qualcuno di cui hai bisogno? Posso fare qualcosa per te? Vibrare ha una frequenza di rispetto nei confronti della vita quindi, nei confronti dei piani che la vita può avere per qualcuno che non sta bene. Sostenere significa anche questo. Fare un passo indietro e non battere i piedi per terra come fanno i bambini capricciosi, perché la vita ne sa molto più di noi. Noi non sappiamo nulla della vita, quindi alla fine dei conti non ci serve neanche sapere il motivo per cui le persone si ammalano. È qualcosa che accade. È qualcosa che succede e prima o poi è successo a tutti. Come prima o poi succederà a tutti di lasciare questo pianeta. Chiedi al tuo cuore come posso sostenere questa persona? Come posso stare accanto a questa persona? per esempio senza assillarla con tutti i perché, i per come; senza i timori, ma nella piena fiducia nell’esistenza. È qualcosa a cui bisogna accordarsi, che va al di là del timore dell’abbandono, della perdita, della paura. È qualcosa a cui bisogna aprirsi, rendersi pronti, perché la vita per noi ha in serbo grandi cose e potrebbero essere anche delle guarigioni.
La malattia non implica per forza il decesso. La malattia implica che c’è qualcosa da cambiare nella nostra vita e quando sopraggiunge possiamo osservare quel cambiamento e muoverci verso quella direzione.