Fin dai tempi antichi, la figura del druido è stata vista e considerata con grande ammirazione. Molti sono stati gli storici greci e latini a menzionarne le doti, tra cui Cesare, Cicerone, Diodoro Siculo, Plinio il Vecchio, Strabone e molti altri ancora.
Ma chi erano i druidi in realtà? Certamente erano figure importanti per le popolazioni celtiche. Erano uomini saggi, a cui veniva dato grande rispetto per la loro conoscenza delle leggi della natura, delle scienze umane e di quelle divine, filosofi, maestri d’arte e dell’insegnamento, medici detentori dei saperi delle erbe e della guarigione, poeti e musici in grado di tessere intrecci di parole, storie, racconti e leggende, indovini, profeti e mediatori della realtà dello spirito capaci di evocare l’ispirazione sacra, per ottenere messaggi divinatori e comunicare con i poteri dell’universo e infine custodi della tradizione del loro popolo, tramandata solo ed esclusivamente attraverso l’oralità.
Alcuni ritengono che fossero una casta sacerdotale votata a culti simili a quelli misterici diffusi in Grecia e a Roma, altri invece che avessero avuto contatti con i Pitagorici, i quali avrebbero imparato da loro l’arte filosofica. Tuttavia, la scarsità di fonti scritte con ritualità e dottrine precise o statue, ha portato gli studiosi a credere che la loro religione fosse semplicemente votata all’adorazione delle forze della natura con un culto totemico e che i druidi non fossero una casta sacerdotale struttarata, bensì semplici sciamani delle società celtiche. Certamente possedevano grandi capacità e un infinito sapere, tanto che venivano definiti uomini dalle molte arti.
Per quanto mi riguarda, nella mia esperienza, posso dire che ciò che è un druido non lo si può trovare nei libri. Il sapere contenuto in essi, infatti, può essere da guida, può dare una direzione, ma potrebbe allontanare dalla verità, o meglio attraverso i libri potrai sapere cos’è un druido, ma non lo potrai comprendere, farne esperienza con la coscienza e non lo potrai sentire.
Spesso mi immergo nella natura e mi metto in profondo ascolto e mi sorprendo ogni volta della moltitudine di forme in cui essa si esprime, il fruscio delle foglie, lo scuotersi dei rami, lo scrosciare del torrente, la frescura dell’aria e il calore del sole sul viso. La natura parla, comunica e allo stesso tempo è Silenziosa ed è in quel silenzio che cerco il significato dell’essere druido e lo sento nel respiro, nel canto degli uccelli, nella sintonia con l’Universo.
In quei momenti sono in comunione con la vita e il mio cuore si riempie di bellezza e ispirazione, tutto mi appare più luminoso e lucido, più vero e so, ma soprattutto lo sento e comprendo con chiarezza perchè gli antenati druidi non ci hanno tramandato nulla di scritto dei loro antichi saperi. Poiché non c’era bisogno di trascriverli da qualche parte: tutto era ed è custodito nella Natura e nella semplicità dell’Essere.
Le terre in cui vivo e molte terre d’Europa sono ancora impregnate e vibranti di quell’antica saggezza druidica, di simboli e di tutto il sapere che ora più che mai serve all’uomo moderno, una saggezza dimenticata e passata ma sempre più presente che potrebbe aiutarci a ricordare come prendersi cura della Terra e della sua immensa bellezza.
Alberto Fragasso
Bibliografia specifica consigliata: -Riccardo Taraglio, Il vischio e la quercia, Edizioni L’Età dell’Acquario, Torino, 2007 -Jean Markale, Il druidismo, Edizioni Mediterranee, Roma, 1991