Un pensiero può diventare molto potente se nutrito tutti i giorni in modo ripetitivo. Le ripetizioni creano ritornelli, che a loro volta creano credenze, che creano abitudini, rituali, karma, destino.
Swami Sivananda ne La Potenza del Pensiero Muta il Destino diceva: “L’uomo semina un pensiero e raccoglie un’azione; semina un’azione e raccoglie un’abitudine; semina un’abitudine e raccoglie un carattere; semina un carattere e raccoglie un destino”.

I tornadi emotivi si possono generare da un forte malumore che si perpetua nel tempo. Quando il corpo fisico non ce la fa più, tutta quell’aria, quelle turbolenze atmosferiche dei corpi astrali cominciano a liberarsi e generano un vortice attorno al quale potremmo ritrovarci a girare, un circolo vizioso in cui ci sembra di ripercorrere lo stesso refrain da un’intera vita. Questo processo a spirale, che ogni tanto ritorna e ci mostra un altro pezzo del cammino, a volte potrebbe essere frustrante se non siamo in grado di vederlo con la consapevolezza giusta.

Vṛtti, in sanscrito, significa letteralmente “vortice” o “turbine”. Nell’induismo e nelle correnti filosofiche dello yoga, il termine indica le fluttuazioni o le modificazioni della mente Citta1. Questi movimenti mentali sono agitazioni che disturbano la consapevolezza, spesso impedendo la pace interiore e offuscando la chiarezza mentale. L’osservatore consapevole è colui che è in grado di vedere questo vorticare di pensieri ed emozioni ed è anche colui che è in grado di non identificarsi con essi. Sappiamo, quindi, che sono aspetti di noi, ma se non ci permettiamo di esserne consci, ci possono letteralmente “possedere”.

Un pensiero, quindi, può condurci verso un destino, perché ci porta a costruire una prospettiva in cui ci possiamo incamminare. Se questo vortice continua a ruotare attorno a noi e prende possesso della nostra mente in modo totalizzante, potremmo agire secondo questa forza senza nemmeno rendercene conto. E come sappiamo, i grandi tornado (che vengono misurati secondo le scale di misura Fujita in funzione dei danni inflitti, da F0 con danni leggeri, come rami e cartelli caduti; a F5 con danni incredibili come case sollevate dalle fondamenta e scaraventante a distanza) possono distruggere interi paesi, radere al suolo postazioni e stabilimenti. Se ci lasciamo possedere da queste forze e non ci concediamo di essere consapevoli del nostro corpo e di ciò che ci passa attraverso, rischiamo di distruggere ciò che ci sta attorno.

Un pensiero può essere incredibilmente distruttivo e sabotante. Quindi, i primi autori e fautori delle nostre tempeste emotive siamo noi, nella nostra mancanza di consapevolezza. Adottare l’attitudine di dare il benvenuto ai nostri pensieri e alle nostre emozioni, chiedendo loro da dove provengono, qual è la loro origine e la loro radice, e accompagnarli nel profondo onorandoli, sapendo che diventano forza se lo facciamo, può essere un approccio di vita quotidiano. Questo può portarci nella densità della vita con maggiore energia, sicuramente non la stessa energia intrappolata nel vortice, ma una brezza che fluisce e dolcemente ci spinge verso la direzione del nostro cuore.

Il modo migliore per affrontare i tornado della mente è prenderne possesso, incoraggiare il cuore a riconoscere tutto ciò che ci passa attraverso, chiedere che con la sua forza possa farsene carico e aiutarci a discernere. A quel punto avremo tra le mani un meraviglioso talismano, una rosa dei venti, che ci permetterà di osservare la nostra vita come una ricchezza di possibilità che ancora non avevamo considerato, perché il tornado ci ostruiva lo sguardo.

La rosa dei venti ci accompagna in tutte le direzioni con coscienza. Allora, da dove proviene questo vento, questo pensiero, questa emozione? Da dove arriva? Da quale direzione ci sta raggiungendo? Cosa vuole farci sognare? È un sogno che il nostro cuore può accogliere o è l’eco di un sogno irrisolto di un antenato, di qualcuno che non c’è più, qualcuno molto lontano? Dobbiamo fare attenzione anche ai sogni che ci raggiungono e chiedere sempre al nostro cuore se questi stessi sogni possono avere un accesso diretto alle nostre profondità.

Il cuore può aiutarci a setacciare e a comprendere meglio, e non solo a goderci l’occhio del ciclone per qualche istante prima di un’ennesima turbolenza che ci scaraventa via lontano. Ma è quella stessa consapevolezza che può risolvere il tornado così come si è generato e, magari, anche accompagnarci negli altri mondi a vedere le infinite possibilità che ci possono raggiungere, a sognare davvero.

In molte fiabe e storie del folclore, i tornado possono essere dei passaggi per gli altri mondi, esattamente come accade a Dorothy nel “Mago di Oz”, la quale, insieme al leone, all’uomo di latta e allo spaventapasseri, dovrà compiere un viaggio di iniziazione fino a raggiungere la Città di Smeraldo, per poi magicamente poter tornare a casa. Ma potrà farlo solo se mente, cuore e coraggio saranno allineati. La mente può essere al servizio del cuore e, quando ciò accade, sprigiona il coraggio di vivere in una nuova essenza.

A quel punto, le turbolenze non ci faranno più paura e saremo in grado di affacciarci a qualunque tornado con la consapevolezza che viene per uno scopo: indicarci la via.
Possano i venti del cuore soffiare sulle nostre vite.

e così ci rimettiamo in cammino…
al prossimo viaggio…

Alberto Fragasso

1Per maggiori approfondimenti invito a leggere Stefano Piano, Enciclopedia dello Yoga, Magnanelli

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