Un tempo vi fu un piccolo lupo che per uno scherzo del destino si era allontanato dalla sua famiglia ed era rimasto tutto solo a gironzolare per le foreste, senza fratelli, senza madre, senza padre e senza cibo.
Girovagò per molto tempo da solo, in cerca di casa e di sostegno, finché un giorno, stremato dalla fame, giunse nei pressi di un gorgogliante ruscello e, senza più forze, nel tentativo di abbeverarsi, si accasciò al suolo, si abbandonò e lasciò che la vita facesse il suo corso.
Fortunatamente una giovane lupa appena diventata madre passava di lì e lo vide accanto all’acqua. Dopo qualche annusata, con il muso picchiettò la testa e il corpo e cercò di capire se c’era ancora un po’ di vita dentro di lui e, quando sentì con la punta del naso che il suo cuore batteva ancora, decise di raccoglierlo per portarlo al suo branco.
Il capo branco, un bellissimo lupo nero, non era molto contento di accogliere altri lupi che non facessero parte del suo lignaggio, ma del resto aveva un cuore tenero e, semplicemente guardandolo, decise di accoglierlo comunque.
«È così piccolo e fragile! Portategli del cibo!» disse, facendo subito portare un po’ di carne al cucciolo stremato dal cacciatore più esperto.
Il cucciolo era in un limbo tra la vita e la morte e quel pezzo di carne fu la salvezza per lui, una speranza di sopravvivenza, un appiglio alla vita; nonostante si portasse il peso della tristezza nel cuore e si fosse allontanato dalla sua famiglia, quel cibo gli fece comprendere che ne aveva trovata una nuova e un barlume di gioia si manifestò in lui attraverso una lacrima che gli scese dagli occhi, mentre si apprestava a mordere e masticare quel meraviglioso dono della vita.
Subito, tutto il resto del branco, incuriosito, accorse a vedere il nuovo arrivato mentre mangiava.
«Benvenuto!» dissero tutti, «Se per il nostro capo tu sei il benvenuto, lo sei anche per noi!».
«Benvenuto su questa meravigliosa terra, che nonostante le difficoltà a cui a volte la vita ti sottopone, ti sostiene e ti nutre! Sei vivo, c’è sempre speranza! C’è sempre speranza di trovare qualcuno simile a te, qualcuno simile a te che ti possa amare e accudire, qualcuno simile a te con cui crescere e diventare grande».
Il cucciolo di lupo, accolto nel nuovo branco, crebbe, diventò forte e non smise mai ogni giorno della sua vita di ringraziare la terra per il sostegno che gli aveva dato.
Ogni giorno alzava lo sguardo al cielo e ululava alla luna un canto di gratitudine per tutte le creature che l’avevano messo in sintonia con il proprio posto nel cerchio della vita. Quando il grande lupo nero, il capo, morì, lui prese il suo posto, divenne la guida per il branco e comprese che l’accoglienza era la più grande qualità e il più grande dono per un essere vivente.
Abbracciare quindi in senso più ampio ha il valore di accogliere qualcuno nella propria vita. Ora immaginatevi nell’atto di abbracciare tutta la comunità degli esseri viventi: non solo le persone che vi stanno attorno, ma anche gli alberi, le piante, gli animali, la comunità di uomini e il pianeta.
Abbracciamo il pianeta intero, accogliamolo con gratitudine. In questo modo cambieremo il nostro presente e il nostro destino, e li renderemo luminosi.
Tratto da Spiriti Alleati, Pratiche sciamaniche per crescere e guarire l’anima, Edizioni Amrita, 2017
Per altri racconti: In tempi di crisi abbiamo bisogno di racconti, storie e narrazioni luminose: di una bussola per l’anima!
Alberto Fragasso