Dal sogno al risveglio: il pianoforte silenzioso che rivela il tocco armonico della natura
“L’armonia è l’anima universale celata sotto l’apparente caos della manifestazione. Nasce dal centro del Cosmo e rivela la trama invisibile del manto divino. Si riflette nel cuore dell’uomo e si diffonde in tutte le cose come bellezza ed equilibrio.” Roberto Assaggioli
Molti dei disagi che viviamo quotidianamente — le sensazioni di stress, il malessere che ci portiamo dentro, le tensioni che accumuliamo — hanno spesso a che vedere con elementi della nostra infanzia, con le fasi del nostro sviluppo.
Ma allo stesso tempo, possediamo molti strumenti a cui non prestiamo attenzione. Uno di questi è il potente strumento dell’immaginazione, che può portarci ovunque.
Henry Corbin, filosofo islamista francese, radicandosi nella tradizione sufi, usava il termine mundus imaginalis per riferirsi ai mondi dell’immaginazione: mondi carichi di immagini reali, concrete, archetipiche, dotate di estro, forza ed energia dinamica. Con queste forme possiamo tutti entrare in contatto.
Esistono immagini sotterranee, che possiedono un’energia di bassa qualità e ci spingono verso le regioni più oscure del nostro essere. Ed esistono immagini luminose, che irradiano forza e ci permettono di muoverci verso un sogno e un destino più grandi. Ogni immagine può avere un dono di consapevolezza indipendentemente dalle sue sfumature.
Quando parliamo di infanzia o di passato, possiamo considerare ciò che, nelle società tradizionali di origine animista (che seguono sistemi di cura sciamanici), viene definito “recupero dell’anima” o “guarigione trans-temporale”. Si tratta di un incontro con elementi del proprio passato — forme-pensiero, narrazioni, frammenti di sé — andati perduti e che desiderano essere ritrovati.
La loro perdita è spesso dovuta a esperienze traumatiche. Ma finché non guardiamo in faccia il nostro passato, finché non lo onoriamo e amiamo così com’è, riconoscendone ciò che ha portato e distillandone la medicina preziosa, quell’esperienza rimane come un peso nel nostro bagaglio quotidiano. Da questo lavoro di riconoscimento può emergere una pepita d’oro, l’amrita della consapevolezza, che custodita nel cuore ci permette di abitare il mondo in modo diverso, coniugando chi siamo con l’ecosistema delle nostre relazioni; e sognando il ritorno a casa dell’anima.
Molti esempi di utilizzo a scopi di cura dell’immaginazione possono essere rintracciati nella vita quotidiana di Carl Gustav Jung, il sognatore sciamano svizzero. Se non avete letto nulla di suo, consiglio di cominciare proprio da Ricordi, sogni, riflessioni; il racconto delle memorie di una vita ruotata attorno ai sogni e dettata per gran parte alla sua assistente Aniela Jaffé. In una frase del libro Jung rivela “Tutto il giorno ho pensieri interessanti, ma nel mio lavoro mi occupo solo di ciò verso cui i miei sogni mi hanno diretto”. Jung infatti invitava se stesso e i suoi pazienti a utilizzare l’immaginazione, che lui definiva attiva allo scopo di compiere quello che in gergo sciamanico chiamiamo “sognare il ritorno dell’anima a casa”, ovvero per rintracciare parti di sé con risorse utili intrappolate in un passato lontano; e magari proprio usando i sogni come trampolino di lancio.
Anche nella mia vita ho vissuto moltissimi episodi di questo genere; e tutti possiamo farlo. Qualche tempo fa ho ricevuto un sogno: un pianoforte impolverato, inutilizzato, con tasti rotti in più punti e interruttori che avrebbero dovuto regolare il volume, amplificare il suono o creare un’eco armonica. Ma lo strumento non funzionava bene. Quel sogno, però, si rivelò una porta da attraversare.
All’interno del pianoforte rintracciai un aspetto prezioso di me: era lo stesso pianoforte che suonavo da piccolo e, tra le corde, apparve un fanciullino — un me bambino — che ho sentito di chiamare “bambino armonico”. In lui riconobbi la capacità di essere in armonia: con il suono, con la musica, con il ritmo dell’anima e della natura.
Ritrovando questa parte di me, ho potuto riconnettermi ai miei tempi interiori: i tempi necessari a realizzare chi sono e chi voglio essere, i sogni da manifestare. Il fanciullino sapeva anche ascoltare i tempi della natura: la stagionalità, il ciclo cosmico. È un “fanciullino cosmico”, dotato della capacità di mantenere la connessione con la propria salute e con i ritmi dell’anima.
Tutti possediamo questo fanciullino, fanciullina, o bambino armonico, perché tutti abbiamo bisogno di armonia. Per questo vale la pena accompagnare se stessi, coscientemente, nel passato: in un ricordo, un sogno, in una riflessione.
A quel punto possiamo rivolgergli delle domande: Quali sono i tempi della mia anima? Come posso sfruttare meglio il mio tempo? In che modo il tempo che ho sulla Terra è prezioso? Come posso vivere senza rimpianti? Aiutami a essere più connesso con la natura…
Un piccolo rituale che suggerisco è questo: scegliete una foto del vostro passato in cui si sente che il proprio bambino armonico sia custodito. Immaginiamo di entrare in quella foto e di incontrarlo: chiedergli come sta, abbracciarlo, parlare con lui, stare a contatto. Si può fare anche in presenza della natura, per tornare a sentire la sinfonia dell’essere in tutte le sue forme. E se questo ha catturato la vostra attenzione, nel mio ultimo libro Il Sogno della Terra, è possibile trovare innumerevoli altri esempi del genere. Grazie del vostro tempo e della lettura.
E così ci rimettiamo in cammino,
al prossimo viaggio
Alberto Fragasso



